Robotica e automazione ai tempi del coronavirus
Lo scenario di emergenza determinato dal Covid-19 pone in luce un interrogativo cruciale per il nostro futuro: come possiamo difenderci dalle epidemie senza compromettere il sistema sanitario e i suoi operatori?
Una risposta a tale domanda potrebbe essere rappresentata dalla robotica.
È ciò che afferma Guang Zhong Yang, editore della rivista Science Robotics, durante una conferenza stampa di fine marzo:
“La robotica ed i sistemi di automazione possono giocare un importante ruolo nel fronteggiare malattie infettive quali il Covid – 19. I robot possono potenzialmente essere impiegati per la disinfezione, la fornitura di farmaci ed alimenti, la misurazione dei segni vitali e l’assistenza ai controlli alle frontiere.”
È dunque possibile che, attraverso la cooperazione con le persone, i robot contribuiscano efficacemente alla prevenzione, allo screening e alla gestione delle malattie infettive, nonché alla cura dei pazienti, riducendo così l’esposizione degli operatori sanitari all’agente patogeno.
Un primo utilizzo di tecnologia robotica a supporto della sanità è stato condotto in Cina: nel corso della battaglia contro la diffusione del COVID-19, i robot sono stati impiegati per la consegna di pasti e medicine a persone anziane o in isolamento. In Italia, all’ospedale Infermi di Rimini, un piccolo robot permette ai pazienti affetti da Covid-19 di effettuare “televisite” con i propri cari, limitando in maniera sensibile i rischi per il personale medico e infermieristico.
Anche in Spagna molti robot sono attualmente impiegati per accelerare gli esami di laboratorio sui tamponi o per la disinfezione delle superfici.
Si tratta di un aiuto quanto mai cruciale in questa fase: l’automatizzazione di queste procedure, infatti, consente al personale medico di focalizzarsi su compiti più delicati e impegnativi, oltre a ridurre molti dei rischi che altrimenti correrebbe.
È questo l’approccio che ci auguriamo venga attuato anche nelle emergenze future o, semplicemente, per razionalizzare molti servizi sanitari: in questo modo si ottimizzerebbe l’uso delle risorse umane e finanziarie, migliorando nel contempo la qualità e l’efficacia di alcuni di questi servizi.
Una sfida nevralgica, quindi, per costruire una società del futuro più sicura, consapevole e dunque meno soggetta ai rischi di possibili pandemie future.
Guarda l’intervista condotta al Prof. Paolo Dario, docente all’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’ Anna di Pisa.